Simy

Da che ho memoria non ricordo di aver mai voluto fare qualcos’altro nella vita che cucinare.

Eh si che, come ricorda sempre mia madre, io della mia giovinezza non ricordo quasi nulla, neanche di quella volta che a 5 anni un flipper si staccò dal suo supporto e mi cadde sull’alluce causandomi un unghia nerissima per un mese.

Ricordo però che qualunque gioco mi si proponesse di fare o che riuscissi mai ad escogitare aveva sicuramente qualcosa a che fare con il cucinare.

Certo, a 6 anni non cucinavo mica sul serio, però vivendo con la mia famiglia in una casa con un giardinetto ricordo che con mia sorella e altre amichette dello stesso palazzo giocavamo a signore, cucinando impiastri innominabili e pastrocchi orribili con terra e acqua e meraviglia delle meraviglie quello che io riuscivo ad ottenere erano dei dolci da nouvelle-cousine; già, perché con la fantasia (che mai nella mia vita mi è venuta a mancare), producevo dei veri capolavori in appositi stampini che venivano poi sformati e cosparsi di zucchero a velo (borotalco, ma tanto l’effetto ottico è identico no?) o con l’aggiunta di glassa biancastra (sempre borotalco ma sciolto in acqua). Insomma, come mi divertivo ad immaginare che le foglie dell’edera che a quel tempo era avviluppata alla recinzione intorno al giardino, fossero delle vere bistecche o scaloppine che cucinavo per le mie amiche, un po’ come il the per le inglesi, ma io e le mie amiche eravamo anche delle buone forchette…..

Non c’era nulla di così divertente nella mia infanzia e non c’è nulla di altrettanto appagante nella mia vita ora che non spignattare.

Non che tutto sia andato sempre perfettamente liscio, infatti mia madre con la sua proverbiale memoria di elefante non manca mai di citare i miei infiniti flop culinari fin dai primi miseri tentativi di passare dai dolcetti coperti di borotalco a qualcosa di commestibile….o quasi.


Il mio primo alleato in questo dura lotta alla sopravvivenza (dei miei familiari soprattutto) fu un libro nero dall’aspetto non propriamente rassicurante ma pieno di “saggezza”. Un libro di ricette di Readers Digest che ancora oggi troneggia nella mia cucina insieme a mille altre riviste e libri suoi affini.

Quanti ricordi sfogliando oggi quelle pagine un po’ ingiallite (di olio di frittura?) o appiccicate da pastelle varie!!

Mi sembra ancora di sentire l’odore di soffritti dimenticati in padella, di frittate bruciacchiate e ciambelloni carbonizzati; quante delusioni ma anche quante soddisfazioni e scoperte nella cucina piccolissima della mia adolescenza che subito si riempiva di pentolame, padelle, frullatori e altre diavolerie quando mi cimentavo in qualche mirabolante ricetta.

Appena mettevo il mio grembiulone (fa tanto chef)mia mamma cominciava a tremare, più per il macello che mi lasciavo dietro che per l’incertezza della cena. Lei però mi era utile soprattutto per quei lavoretti che, siamo sinceri, sono proprio pallosi oltre che squalificanti; parlo di imburrare, eviscerare, sbucciare patate bollenti, sfilettare…. Ci si sporca solo le mani e basta!

Insomma c’è altro da fare che perdere tempo in quisquiglie del genere e infatti mia madre, che non conosce la differenza tra un uovo sodo e uno fritto (scusatemi l’ardire ma è la pura verità) è perfetta per queste cose. Ancora oggi fa fatica a riconoscere un calamaro da un gambero ed è convinta che muffin si pronunci marfi come Eddie Murphy per fare un esempio.

Quindi ,come si capisce dal primo impatto, non ho certo ereditato questa passione dalla mia mamma, né ho mai sperimentato con ansia le sue ricette una volta lasciata la nostra casa per abitare insieme al mio attuale marito. Anzi la mia fatica maggiore è stata piuttosto quella di disimparare ciò che avevo appreso guardandola cucinare (cucinare??) e che da piccola avevo preso per buono.

La mia prima cenetta da innamorati nel nostro piccolo nido d’amore è ancora oggi citata come esempio quando qualche nostra amica o conoscente ci racconta delle sue disastrose perfomance culinarie; infatti la frase classica è: se c’è riuscita lei, lo puoi fare anche tu!!

Diciamo subito che: la pasta era scotta, il sugo mezzo crudo, l’insalata condita non con una vinaigrette ma con una acqua-grette, lo so il termine l’ho coniato io perché era una miscela fatta di acqua (tanta) e olio ( poco). L’unica cosa passabile anzi commestibile erano le fragole con panna e infatti era l’unica cosa preparata dal mio fidanzato. Una figuraccia davvero, come prima volta!!!

Quindi se mentre leggete queste righe vi arriva dalla cucina un puzzo di bruciato e l’arrosto è giusto 4 ore (!!!) che è nel forno alla massima velocità, non vi amareggiate, io ci sono passata prima di voi e se non proprio la passione posso trasmettervi quella pratica che vi farà sentire sicure persino di fronte ad un pranzo domenicale per 12 persone.

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